Recensione a cura di Daniela Trincia

Exibart - Agosto 2010

 

 

Seppure l’innocente titolo Pachinko evochi orientali visioni e spensierati momenti ludici, a chi soffre di aerofobia è sconsigliata la visita alla mostra di Lara Mezzapelle (Rimini, 1972; vive a Bologna) e Giacomo Deriu (Oristano, 1975; vive a Bologna e Berlino). Perché dietro lo stesso titolo si nasconde l’insidia di un ulteriore significato.
Diffusissimo in Giappone, il pachinko è un passatempo che coinvolge qualsiasi strato sociale e ogni fascia d’età: dal businessman con la ventiquattrore alla vecchina di ritorno dal mercato. Un passatempo che si gioca in sale simili a quelle dei casinò, con macchine somiglianti alle slot machine e con un meccanismo analogo al flipper: il giocatore inserisce le sfere di acciaio precedentemente acquistate e le lancia con una valvola a farfalla; il percorso della sfera determina la vincita di ulteriori sfere. Ma per i giapponesi è un gioco alienante, una sorta di droga colla quale, oltre a lapidare interi patrimoni, evadono la realtà in una totale sospensione spaziale. Accezione affatto edulcorata dagli interventi dei due artisti.
Il pannello è trattato similmente agli assi cartesiani, in cui l’ascisse è la sequenza temporale che traccia l’arco di una vita (dalla nascita alla morte), mentre l’ordinata è il ceto sociale; la sfera, durante il suo percorso, dà avvio a una serie di destini tradotti con una sequenza di immagini prelevate da YouTube. "Se nasci povero”, spiega Lara Mezzapelle, "molto probabilmente morirai altrettanto povero. E non è una visione pessimistica della vita, bensì un lucido sguardo della realtà”.
Infatti, il percorso di ogni vita è determinato dalle scelte che ciascun individuo compie di fronte a un bivio e dalla casualità degli eventi che si presentano di volta in volta: la combinazione di entrambi genera un preciso destino. "Perché la vita”, continua Mezzapelle, "è fatta di ostacoli che si pongono davanti e di scelte personali che ovviamente condizionano quelle successive”.